La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



lunedì 15 maggio 2017

Parigi, passeggiata.

Una lunga passeggiata ci ha portato verso il centro di Parigi. Luoghi turistici, - perché in questa città i turisti sono dappertutto ed e facile sertire parlare le lingue più esotiche - , ma non solo.
Parigi è una città mondo; diversa da tutte le altre città di questo Paese, al punto che spesso si fa la distinzione tra “parigini” e “francesi”.
Questi ultimi sopportano male i primi e li considerano, stereotipando, troppo arroganti, presuntuosi, saccenti. Centro nevralgico della Francia Parigi, malgrado la sua posizione più a nord, ne è enche il centro geografico. Autostrade e linee ferroviarie si diramano da qui a raggio al punto che spesso passare da Parigi è il modo più veloce per andare da una città all'altra geograficamente più vicine tra loro.
Attraversiamo la città partendo dal quartiere delle due stazioni: la “gare du Nord” che porta verso il Belgio e l'Inghilterra e la “gare de l'Est” che apre verso la Germania.
Il lungo boulevard di Strasburgo è una successione di negozi di parrucchieri “etnici”: propongono meches basiliane, pettinature africane, prodotti a profusione esposti in vetrina. Come al solito la città colpisce per la sua fauna eteroclita e originale. Una ragazza vestita di nero con una minigonna in pelle, calze a rete e un berretto militare a visiera, un giovane con un cappotto pesante malgrado la temperatura piuttosto mite e uno strano costume da orso sulla spalle, un SDF (sì, perché la parola clochard ormai la usano solo gli italiani) che trasporta un carrello con una montagna di sacchi della spazzatura riempiti probabilmente con tutti i suoi averi.
Man mano che ci avviciniamo al cantro cambiano i negozi, sostituiti da ristoranti e brasseries e cambiano anche gli abitanti.
Non lontano dalle Halles un gruppone di ciclisti si prepara per la passeggiata della domenica, anche se il traffico e la guida un po' spericolata di molti automobilisti e motociclisti rende l'attività alquanto pericolosa.
La grande vela che ripara il moderno centro commerciale - non ha più niente a che vedere con lo storico mercato coperto – raccoglie e rinvia una musica festiva.
Come un un grande cratere ci si affaccia nella piazza sottostante dove un club di fitness si allena al suono di un potente impianto stereo.
In rue di Rivoli la folla si fa sempre più densa.
Poliziotti ogni venti metri e traffico reso ancora più caotico dalle strade bloccate mentre un elicottero staziona in aria. Scopriamo perché arrivando nei pressi del municipio. Davanti all'Hôtel de Ville decine di auto blu e una fanfara che suona mentre la gente sventola bandiere. È il nuovo presidente che inaugura oggi il suo quinquennio e che rende visita ai rappresentanti della città.
Proseguiamo – con difficoltà – la nostra passeggiata fino alla piazza des Vosges nel quartiere del Marais.
Siamo nella più vecchia piazza parigina.
Chiamata in precedenza place Royale e celebre tra l'altro per aver accolto Victor Hugo che ha abitato in uno dei palazzi che la circondano, ha conservato tutto il suo fascino.
Completamente circondata da un portico che oggi presenta numerose gallerie d'arte e qualche ristorante.
Un arpista suona in un angolo. Al centro un prato soleggiato affollatissimo.
Attraverso un passaggio si arriva nel più tranquillo giardino dell'
Hôtel de Sully, quasi un'oasi di pace nel caotico frastuono della città.

lunedì 8 maggio 2017

Barattano, Umbria

Ancora una leggenda:
un nobile romano, tale Baratanus, passò da queste parti nel 68 a.C. (notiamo la precisione) e fu così colpito dall'amenità del luogo da decidere di costruirvi una villa che poi si trasformò in borgo che fu chiamato Sant'Angelo in Piscina.
Gualdo Cattaneo
Più tardi, in onore al fondatore, il paesino fu ribattezzato Barattano.
Ma un'altra tradizione, meno simpatica per gli abitanti del luogo, attribuisce il nome “alle genti fraudolose che lo abitavano”.
Forse è un riferimento ai barattieri, i dannati che Dante mette in una delle bolge dell'VIII cerchio dell'Inferno. Accusati di quella che oggi chiamiamo concussione, cioè di aver utilizzato le cariche pubbliche per arricchirsi, sono immersi nella pece bollente e sorvegliati dai demoni Malebranche.


Oggi Barattano è un piccolissimo borgo (il censimento del 2001 recensiva 24 abitanti). Qualche casa attorno al solido castello, costruito nel XIII secolo e alle mura risalenti al 1452.


Siamo nel territorio di Gualdo Cattaneo, non lontano da Montefalco e Bevagna. È un paesaggio di colline verdeggianti. Sullo sfondo, oltre la valle umbra, le montagne dell'Appennino chiudono il panorama con un bell'effetto.

La porta medievale, aperta nelle possenti mura, introduce in un dedalo di vicoletti. Molte delle case sono ristrutturate anche se oggi non sembrano abitate. Non incontriamo nessuno, solo un cane che cerca di scaldarsi al sole in una giornata ancora piuttosto fredda.